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A 66 anni si laurea in giornalismo

A 66 anni si laurea in giornalismo

30 Marzo 2019, 09:49

Margherita Portelli

La corona d’alloro ancora chiusa nella borsa, la tesi sottobraccio e le chiacchiere di amici e famigliari a stemperare la tensione dell’attesa. È un traguardo doppiamente entusiasmante, quello che Giuliana Savi ha tagliato ieri mattina nelle aule di via Kennedy: da una parte la soddisfazione di una laurea ottenuta con il massimo dei voti, dall’altra il compiacimento di essere riuscita a coronare un sogno dopo 40 anni di lavoro, proprio quando la pensione le avrebbe garantito un po’ di meritato riposo. «Era il 30 settembre quando sono andata in pensione, il primo ottobre ero già a lezione». Dapprima una triennale in Lettere, e ieri, circondata dall’affetto dei suoi compagni di corso, la laurea specialistica in Giornalismo. «Sono tesa – sorride Giuliana poco prima della discussione -. È il termine di un percorso faticoso e vorrei concludere nel migliore dei modi, perché poter vivere questa esperienza per me è stato un vero privilegio: a vent’anni non ho avuto la possibilità di iscrivermi all’università e riuscire a raggiungere questo obiettivo è una grandissima gioia». 66 anni, ex direttrice delle Poste, la neo dottoressa ha avuto poi la fortuna di trovare dei compagni di banco speciali: altri due studenti «senior» che come lei avevano coraggiosamente dato avvio a un percorso di studi a cavallo della sessantina. Danio Rossi e Serena Avezzù, anche loro freschi di laurea, dopo aver condiviso sessioni di studio matto e disperatissimo, esami al cardiopalma e tanto divertimento, ieri erano al suo fianco a celebrare il successo. «Ora? Di sicuro ho bisogno di un paio di mesi sabbatici - scherza Giuliana -. Dopodiché non so, ma di sicuro lo studio continuerà a far parte della mia vita». In mezzo a tanti ragazzi in preda all’ansia, Giuliana e l’amica Serena raccontano di come sia stato sì faticoso, ma anche piacevole, ritrovarsi improvvisamente in una dimensione così stimolante. «Mai, nemmeno per un secondo, ci siamo sentite fuori luogo - sottolineano -. I ragazzi ci hanno accolto nel migliore dei modi, e altrettanto hanno fatto i docenti, pur pretendendo da noi lo stesso impegno, sia chiaro». La tesi che la studentessa modello ha scritto e discusso di fronte alla commissione ha un valore speciale. «Ho deciso di occuparmi del mio paese, Ozzano Taro, perché mai nessuno lo aveva raccontato nel dettaglio - ha spiegato -. Ho messo insieme le voci e le testimonianze dei tanti abitanti, per tracciare il racconto di un pezzo di provincia». Dopo la giusta dose di brindisi e congratulazioni, ora alla dottoressa Savi non rimane che aprire un nuovo capitolo, con la consapevolezza che rimettersi in gioco e accettare nuove sfide è il miglior modo per sentirsi eternamente giovani.

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